Paola Tricomi, la dottoranda della Scuola Normale che si è vista escludere da un volo Ryanair a causa del suo ventilatore polmonare

Ryanair le aveva negato l’autorizzazione a portare il ventilatore con cui respira a bordo. Poi la retromarcia, ma senza una spiegazione. La giovane: «Ora regolamento nazionale»

PISA. Se così si può dire, trattandosi di aviazione civile, Ryanair ha fatto retromarcia consentendo a una studentessa siciliana dottoranda alla Normale, Paola Tricomi, di prendere un aereo da Catania a Pisa per venire alla Scuola e sostenere la sua tesi di fine lavoro. Inizialmente non era stato autorizzato il trasporto del suo ventilatore polmonare attivo a bordo, nonostante avesse spiegato che per la sua condizione, senza questo, non avrebbe potuto respirare. Negandole anche il rimborso del biglietto. È servito un giorno intero, e tutta la determinazione di Tricomi che ha denunciato la discriminazione su un post pubblicato su Facebook, perché l’azienda irlandese decidesse di garantire il suo diritto. E ora la battaglia si sposta sul piano legislativo. «Ci stiamo interessando – spiega Tricomi – perché vengano fatte delle verifiche a livello parlamentare, arrivando all’approvazione di un regolamento sui ventilatori polmonari a bordo degli aerei che sia lo stesso per tutte le compagnie».

Il volo della dottoranda siciliana era previsto per il prossimo 30 giugno. «Ho imparato per fortuna a muovermi con anticipo, so che spesso ci sono difficoltà». Quando ha ricevuto il diniego al trasporto del ventilatore, Tricomi ha contattato l’azienda. Il risultato è stata una chat dove un’addetta, con risposte kafkiane, ha ribadito che “i passeggeri non possono contattare la sede” e che avrebbe potuto portare il ventilatore a bordo, ma spento. Come se senza Paola Tricomi potesse respirare.

Un giorno di cattiva stampa e il timore di un danno reputazionale al brand hanno probabilmente convinto Ryanair a rivedere la sua decisione.

È la stessa ragazza, il giorno dopo, a spiegare di essere stata contattata da un operatore che parla italiano (la prima scriveva in inglese, ndr) e di poter «volare senza problemi. Spiegano che «c’è stato un equivoco perché il ventilatore polmonare può volare senza alcuna difficoltà».

Ryanair ieri ha laconicamente comunicato di aver “contattato direttamente la signora Tricomi e siamo lieti di confermare che la sua richiesta è stata risolta”. Nessuna risposta alle domande de Il Tirreno sul perché inizialmente la risposta fosse stata negativa e di quale tipo di “disguido” si sarebbe trattato.

Arriva la solidarietà dalla Scuola Normale, con una dichiarazione Direttore Luigi Ambrosio: «Alle enormi prove che Paola è costretta quotidianamente a vivere a causa delle proprie condizioni di salute, che affronta da anni con grande coraggio e forza di volontà e che non le hanno impedito di compiere una eccellente carriera universitaria, si aggiunge così un ulteriore disagio, oltreché un senso di esclusione per non avere le stesse opportunità concesse agli altri cittadini. Ci sembra, quest’ultima considerazione, l’aspetto più grave di questa incresciosa vicenda. A nome di tutta la Scuola Normale Superiore, voglio esprimere pertanto piena solidarietà e vicinanza a Paola Tricomi».

La studentessa conclude: «Ho ricevuto molto aiuto, la gente ha capito che non è una questione che riguarda solo le persone con disabilità. Chiunque può trovarsi ad avere bisogno di un respiratore in un momento della vita e non è possibile rischiare di non poter viaggiare».