Il primo codice della strada italiano fu stilato sulla falsariga del “Regolamento per la circolazione delle vetture automobili”, promulgato dal Comune di Milano nel 1898, al cui articolo 18 già si prevedeva il rilascio di una patente di guida ante litteram, definita “concessione” e rilasciata da apposita commissione comunale dopo le opportune verifiche del richiedente, circa le sue capacità psicofisiche e tecniche di gestione del veicolo.[2]

È solamente nel 1901 che in Italia viene promulgato il primo regolamento nazionale, composto da 51 articoli, che fa riferimento alla patente di guida, e recita: “Gli automobilisti che devono circolare sulle strade ordinarie saranno sottoposti alle opportune prove” e aggiunge “Chi intenda condurre un automobile deve essere munito di apposita licenza rilasciata dalla prefettura dopo una prova, sotto controllo del genio civile, consistente in corse di esperimento e in manovre degli apparecchi”.[3] Tali disposti sono contenuti nel Regio decreto 28 luglio 1901, n. 416, che prevedeva anche il rilascio di un “libretto” ove annotate le eventuali contravvenzioni.

Il primo italiano del quale si abbia notizia di rilascio della licenza di guida, nel 1901, fu il torinese Bartolomeo Tonietto, detto Alberto, celebre chauffeur di casa Savoia. La prima donna italiana fu la torinese Ernestina Prola, che ottenne la licenza nel 1907.[4]

Fonte: wikipedia.it