«Vengo da una famiglia nella quale la maggior parte delle persone crede nell’hijab, non nell’hijab obbligatorio» dice l’attrice Pantea Barham, 53 anni, in un nuovo video girato nella sua casa a Teheran, tradotto in italiano da Michele Marelli, che dimostra come – al di là di quanto accade nelle strade – continui il coraggio degli intellettuali iraniani di parlare delle discriminazioni subite dalle donne. «L’hijab come scelta è qualcosa che io e tutti noi rispettiamo, viene dal cuore. Il fatto che con la coercizione l’avete trasformato in un’imposizione molesta e un trauma collettivo vuol dire che voi non avete alcun rispetto per l’hijab» aggiunge l’attrice rivolgendosi alle autorità iraniane. Poi racconta di aver visto in tv due uomini che facevano battute sulla menopausa, trasformando qualcosa di fisiologico in un motivo di umiliazione. Il giorno dopo l’uccisione di Mahsa Amini, Pantea Bahram aveva pubblicato sui social un disegno della Morte, con la falce appoggiata a un furgone della polizia. Lo scorso ottobre, la stessa attrice pubblicò su Instagram una foto dei lividi sul volto, dopo essere stata arrestata dalle forze di sicurezza e trattenuta per diversi giorni. Nel nuovo video, spiega che non è nulla di nuovo e racconta un episodio personale del 1993, quando fu picchiata alla testa con una manganellata e poi sospesa dall’università per anni per aver rifiutato di coprirsi una ciocca di capelli.
13 febbraio 2023 – Aggiornata il 13 febbraio 2023 , 11:59
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