Knaster contro Berlusconi: solo uno dei Paperoni sorriderà. Due patron agli antipodi ma accomunati da patrimoni extra-large, dal calcio e curiosamente da un passato in mare
PISA. Forse è vero che i soldi non fanno la felicità, come teorizzò l’economista americano Richard Easterlin nel 1974 con il suo celebre paradosso, ma di sicuro aiutano a vivere meglio. O, se non altro, a giocarsi il paradiso del pallone, la Serie A, fino all’ultima curva dell’ultima tappa di una corsa lunga 10 mesi. Tra le tante cose che rappresenta, infatti, il doppio atto decisivo dei playoff tra Pisa e Monza è anche la sfida tra due supericchi: Alexander Knaster da una parte, Silvio Berlusconi dall’altra.
I conti in banca de urlo e la passione per il calcio (anche se quella del patron nerazzurro è decisamente più recente) li accomunano, ma per il resto non potrebbero essere più diversi, più distanti. Così lontani così vicini, viene da dire parafrasando il titolo di un film-capolavoro di Wim Wenders uscito nel 1993. Riservatissimo uno, costantemente in copertina l’altro. Di Knaster, in effetti, si sa poco meno del minimo sindacale. Che è nato a Mosca nel febbraio (il 19, per essere precisi) del 1959 in una famiglia di accademici, che con loro si è trasferito negli Usa a 16 anni. Laureato in ingegneria elettronica e matematica, si è poi buttato su altre scienze, quelle economiche, fino a fondare nel 2004 il Pamplona capital management. Ha la cittadinanza inglese e americana, è sposato con Irina, dal cui ha avuto 4 figli, e vive a New York. A Central Park, non proprio periferia.
Una vita a lavorare e costruire. Lontano dalle luci della ribalta. Almeno in Italia, infatti, di lui s’inizia a parlare nel 2019, quando tratta l’acquisto della Sampdoria. Poi pensa al Parma, ma nel gennaio 2021 rileva il 75% del Pisa. Quasi un anti-Cavaliere, insomma, considerato che l’attuale proprietario del Monza in copertina c’è stato per quasi tutta la vita. Un altro aspetto in comune tra i due, curiosamente, è il mare. Già, perché Knaster nel 1980 accettò di lavorare come ingegnere per la Schlumberger sulle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico, mentre Berlusconi (nato a Milano nel settembre del 1936) tra gli anni ’50 e ’60 lavorava (suonando e cantando) sulle navi da crociera. La differenza dei ruoli dice già molto sulla distanza che c’è fra i due.
Meno distanti, come accennato, i patrimoni messi insieme con le rispettive avventure imprenditoriali. Quello della famiglia Berlusconi secondo l’ultima classifica pubblicata da Forbes ammonta a 7,1 miliardi (336° posto nella classifica mondiale), quello di Knaster arrivava a 2,2 miliardi (nella top 400 planetaria dei Paperoni) ma il dato si ferma al 2014 perché poi il magnate ha trasferito tutto (come si usa a certi livelli solitamente, ma non esclusivamente, per motivi fiscali) in una fondazione.
Ricchi, ricchissimi Knaster e Berlusconi. Ricche, di conseguenza, Pisa a Monza. Secondo il sito specializzato Transfermkt (che non è una bibbia, come confermato dal recente esito del caso-plusvalenze) quella nerazzurra, coi suoi 28 alfieri, vale 33,3 milioni, quella biancorossa 45,15 e di giocatori ne conta 31. In totale fanno 78,45 milioni di euro, mica noccioline.
Ma come in un’altra pellicola di successo, Highlander, ne resterà soltanto uno. Eppure né Knaster né Berlusconi si sono risparmiati. Tra acquisto (gennaio 2021) e investimenti seguenti il primo ha già sborsato circa 40 milioni per i nerazzurri, il Cavaliere addirittura 71.7 per i brianzoli (dal settembre 2018). Tra giovedì e domenica si deciderà chi ha avuto ragione e i due, tra giovedì e domenica, potrebbero anche trovarci faccia a faccia sugli spalti di Upower stadium e Arena.
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