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    La Roma perde una leggenda. A 88 anni si è spento <strong>Giacomo Losi</strong>, storico capitano, per lungo tempo quello con più presenze, superato successivamente solo da<strong> Francesco Totti e Daniele De Rossi</strong>. Protagonista di una Roma che non otteneva grandi risultati, ma comunque ricordata per la gagliardia di alcuni dei suoi protagonisti. E la lotta non faceva certo difetto a Giacomo Losi. “Core de Roma”, nonostante fosse nato a Soncino, in provincia di Cremona. Infanzia come tante, non facili come tante in quell’epoca: il padre faceva il facchino, la mamma la filanda. Da calciatore iniziò a mettersi in mostra nella Cremonese, lo fece in maniera talmente convincente che nella Capitale si accorsero di lui: 8 milioni per quel difensore arcigno, non molto alto ma dotato di un grande stacco aereo.

La Roma dei ‘poveri ma belli’ che si beava di giocatori dal grande passato che si facevano accarezzare dalla dolce vita romana. Uno era Alcides Ghiggia, quello che aveva zittito il Maracanà nel mondiale del 1950 con il famoso gol dell’Uruguay al Brasile. Ma anche la Roma che aveva finito i quattrini, quella della colletta al Sistina per racimolare qualcosa. Tanto nomi, ma il leader era lui: sedici anni in giallorosso, quasi tutti da capitano. Due le immagini che rendono l’idea di cosa sia stato Losi per la Roma, entrambe del 1961. La prima è quella in cui che alza la Coppa delle Fiere all’Olimpico contro il Birmingham, primo trofeo internazionale alzato di giallorossi. La seconda, pochi mesi prima. È uno dei suoi tanti colpi di testa: non per anticipare John Charles, o Jeppson, o Jair, o Vinicio. Ma per diventare core de Roma.

L’anno è all’alba e all’Olimpico arriva la Sampdoria. Si fa male Guarnacci, poi Losi si lacera l’inguine: la possibilità di effettuare sostituzioni ancora non è prevista, è uno di quei casi in cui si resta in campo per onor di firma. Una altalena di emozioni: la Roma va avanti, poi sotto, poi pareggia. Poi Losi: uno stacco imperioso in situazioni fisiche impossibili per la rete della vittoria. Quando la palla entrò in rete, Losi diventò per l’eternità ‘Core de Roma’.

Anche la Nazionale si accorse di lui: 11 le presenze totali, le ultime due ai Mondiali dei Cile. Giocò contro Germania e Svizzera, non era in campo invece nella corrida nella quale i cileni buttarono fuori gli azzurri ricorrendo a scorrettezze e violenze di ogni tipo. Una gara nella quale quel ‘Core de Roma’ sarebbe servito eccome.

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