Di questo si è discusso prima di concentrare l’attenzione sulle strutture di Coltano e ancora oggi, come risulta dagli atti, la soluzione resta in piedi per sistemare il Centro Cinofili
PISA. La prima stretta di mano, dopo i malumori scatenati dalla decisione “calata dall’alto”, ha individuato il percorso da intraprendere, questa volta caratterizzato da dialogo e concertazione. Una strada che porta i reparti speciali dei carabinieri a Pisa, ma non più nell’area dell’ex Centro Radar.
La zona di Coltano (73 ettari di terreni agricoli nelle aree protette del Parco di San Rossore) è stata definitivamente esclusa dal piano di realizzazione della nuova “casa” del Gruppo di intervento speciale (Gis) , del 1° reggimento paracadutisti “Tuscania” e del Centro cinofili dei carabinieri. Dopo il vertice tra il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il presidente della Regione Eugenio Giani e il sindaco Michele Conti di giovedì scorso, il dicastero dovrà adesso “convincere” l’Arma a rinunciare al progetto originario di una cittadella militare e optare per quello di una base “diffusa”, individuando le aree più idonee. Un passaggio formale, vista la piena disponibilità dei carabinieri ad individuare alternative. Tra le ipotesi, l’area Expo di Ospedaletto, la Bechi Luserna (con l’eventuale trasferimento del 6° Reggimento di manovra alla Gamerra) e un’area limitrofa a Camp Darby.
Ci sarebbe inoltre l’eventualità di mantenere a Firenze i cinofili: possibilità che porterebbe ad un ridimensionamento del piano. In ogni caso si riapre una partita iniziata tempo fa. «L’iter di ricerca» è stato infatti «avviato da diversi anni», come evidenziato in alcuni documenti presentati agli enti locali dai rappresentanti dell’Arma durante il primo incontro che si è tenuto a Firenze lo scorso 4 maggio, per individuare una zona del territorio pisano dove realizzare un centro polifunzionale per i tre reparti. Una «necessità» per far fronte alle esigenze del Gis, dal 1996 ospitato nella caserma Amico di Livorno, ma «non adeguata alla normativa antisismica», limitata negli «spazi addestrativi e logistici» e impossibile da «adeguare e migliorare», e a quelle del “Tuscania”, il reggimento dal 1963 presente nella caserma Vannucci di Livorno, caratterizzata da «strutture vetuste», «non adeguata sismicamente» e mancante di camerate. Un percorso che, prosegue il documento, ha portato ad «ipotizzare altre sedi nel territorio».
Tra queste, le aree adiacenti alla base militare statunitense di Camp Darby e al Comfose (Comando delle forze speciali dell’esercito). Secondo un’idea progettuale e uno studio presentato al Comipar (Comitato misto paritetico per la regolamentazione delle servitù militari Stato-Regione), la base sarebbe dovuta sorgere su tre lotti di otto ettari ciascuno “accerchiando” la stazione dei carabinieri forestali di via Livornese. Un’ipotesi venuta meno, in quanto l’area è «sottoposta a maggiori vincoli» e avrebbe obbligato alla realizzazione di «strutture alte cinque piani», ma non pienamente scartata.
Dall’area di Camp Darby, l’attenzione è virata su Coltano, individuata come zona strategica in quanto vicina alle principali infrastrutture militare (Cisam, dove sono presenti strutture addestrative dei carabinieri, aeroporto e Comfose, futura “casa” anche del 9° reggimento Col Moschin), a tutte le vie di comunicazione e adatta a realizzare una cittadella «a basso impatto ambientale e paesaggistico»: un centro polifunzionale in grado di «ospitare 800 carabinieri, di cui 100 residenti nell’area». Venuta meno questa soluzione a seguito delle prime interlocuzioni istituzionali, ora un tavolo di lavoro congiunto tra ministero, Arma ed enti locali stabilirà le alternative e i luoghi dello “spezzatino” in cui far confluire i reparti con l’area Expo di Ospedaletto in “pole” per ospitare gran parte delle strutture addestrative, amministrative e abitative.
Sul tavolo resta però anche una parte della “soluzione Camp Darby”. Lo scorso 22 settembre, il Comipar ha infatti approvato un piano, elaborato nella primavera 2020, di spostamento del Centro cinofili dall’attuale sede di Firenze, la Villa Il Castello su cui insiste una sentenza di sfratto, in un’area accanto e alle spalle della stazione dei carabinieri forestali a San Piero a Grado. Ipotesi che potrebbe essere inclusa nello “spezzatino”, eventualmente ridimensionato in caso di acquisto dell’attuale sede di Firenze in uso ai cinofili.