Aumentano le pressioni bipartisan per diminuire l’insediamento militare nei territori del Parco
PISA. Restyling dell’ex centro radar e nuove strutture dislocate in uno o più luoghi del territorio comunale. È per il momento solo un’ipotesi, ma il Comando generale dei carabinieri e il ministero della Difesa starebbero lavorando alla divisione dei “corpi interni” della futura base studiando soluzioni alternative a Coltano. Non più una cittadella militare nell’area protetta del Parco di San Rossore per mettere a disposizione del Gruppo di intervento speciale (Gis), del 1º reggimento paracadutisti “Tuscania” e del Centro cinofili strutture e centri di addestramento adeguati alle loro esigenze, ma una presenza, quella dei reparti speciali dell’Arma a Coltano, limitata alla sola area occupata dai ruderi e dai resti dell’ex centro radar.
L’ipotesi prevederebbe la riqualificazione dei cinque ettari (53mila metri quadrati) della base un tempo in uso ai reparti di telecomunicazioni dell’esercito statunitense e la realizzazione in altri punti del territorio comunale degli edifici necessari alle attività addestrative dei circa 600 uomini dell’Arma destinati ad approdare a Pisa.
Tra questi è spuntata l’ipotesi del Cisam, il Centro interforze studi applicazioni militari di San Piero a Grado dove attualmente gli appartenenti al Gis e al Tuscania svolgono gli addestramenti, e della caserma Bechi Luserna dove, eventualmente, le attività dei reparti speciali dei carabinieri andrebbero a integrarsi con quelle del 6° Reggimento di manovra.
Entrambe le possibili soluzioni prevedono una dislocazione di alcuni immobili (in particolare quelli residenziali necessari ad accogliere almeno un centinaio di militari e loro famiglie) a Ospedaletto, nell’area dell’Expo di proprietà della Regione Toscana.
Un progetto, quello “imposto” da un decreto firmato lo scorso gennaio dal presidente del consiglio Mario Draghi che prevede la realizzazione della cittadella militare su una superficie di quasi 73 ettari del Parco di San Rossore, che sembrerebbe ormai decaduto. Cancellato, o quasi, anche a fronte della “resistenza” e delle polemiche bipartisan che la decisione ha scatenato. Il piano porterebbe a un consumo di suolo calcolato in almeno 25-30 ettari, di cui cinque che sarebbero occupati dalle varie strutture (comandi, uffici, laboratori, magazzini, poligoni da tiro, eliporto, strutture sportive, ricreative e polifunzionali) e il resto da opere connesse e in particolare parcheggi e strade interne.
Un passo indietro rispetto a quanto previsto dal decreto che considera l’opera «destinata alla difesa nazionale» e uno in avanti rispetto all’interlocuzione e all’apertura di un confronto a più riprese rivendicata dagli enti e dalle istituzioni locali. Percorso, quest’ultimo, che si aprirà la prossima settimana. Mercoledì, a Firenze, ufficiali del Comando generale dell’Arma incontreranno il sindaco Michele Conti, rappresentanti della Regione Toscana, dell’Ente Parco e del ministero delle Infrastrutture per «favorire uno scambio di idee sulla realizzazione della caserma e venire incontro alle esigenze rappresentate».
Inizio di un percorso di discussione che alcuni giorni dopo approderà a Roma con un vertice tra il primo cittadino e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che probabilmente porterà all’individuazione di un luogo diverso da Coltano per la realizzazione delle nuove strutture militari.
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